Abbattere lo spreco alimentare: perché evitare il food waste
Che cos’è lo spreco alimentare
Con il termine food waste (ovvero: spreco alimentare) ci si riferisce a qualsiasi sostanza sana e commestibile che in qualsiasi fase, invece che essere destinata al consumo umano, viene sprecata, persa, degradata. Da non confondere con il food loss, cioè i prodotti alimentari che non raggiungono proprio le tavole dei consumatori, ma vengono “perse” nelle fasi di raccolta, stoccaggio e trasporto.
Lo spreco alimentare si può verificare lungo l’intero spettro della produzione e del consumo: a partire dalle aziende agricole, passando per i processi di trasformazione fino alla distribuzione e infine al consumatore.
Questo spreco non è solo discutibile dal punto di vista etico: molto più concretamente, rappresenta un enorme sperpero di lavoro e preziose risorse ambientali ed energetiche, oltre che ad essere un danno anche a livello economico.
La strada per contrastare questa tendenza non è certo in discesa e richiede interventi decisi da parte di tutti gli attori in gioco, eppure ad oggi rappresenta la sola via praticabile per il raggiungimento di un futuro alimentare sostenibile.
Cosa fare per ridurre lo spreco alimentare? Una sfida per aziende e consumatori
Negli ultimi anni le crescenti preoccupazioni per la sicurezza alimentare e per l’impatto ambientale, hanno intensificato l’attenzione sull’argomento dello spreco alimentare. L’obiettivo è quello di uno sviluppo sostenibile che riguarda sia il consumo che la produzione alimentare, coinvolgendo aziende e consumatori in scelte sempre più consapevoli e nuovi comportamenti.
Da consumatori, tutti noi abbiamo l’impressione di non “sprecare” e ridurre l’impatto ambientale dello spreco alimentare, individuando i responsabili in grandi realtà: aziende agricole e produttrici, catene di supermercati. Eppure, nei paesi dell’occidente oltre il 50% degli sprechi avviene proprio nelle nostre cucine.
Il fine è dunque quello di ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera, coinvolgendo e sensibilizzando ogni attore ad acquisire comportamenti, processi e abitudini più sostenibili.
Gli esempi sono molti: i supermercati potrebbero vendere i prodotti danneggiati o quasi scaduti a prezzi scontati. Le attività di ristorazione potrebbero donare gli ingredienti in eccesso e il cibo non servito a enti di beneficenza. Le aziende agricole dovrebbero migliorare le pratiche di lavorazione, distribuzione e stoccaggio al fine di evitare lo spreco. I mercati potrebbero vendere prodotti fuori standard, come frutta e verdura brutta o deforme, che oggi sono spesso gettati.
Il fatto più interessante è che le aziende trarrebbero un vantaggio economico, con un risparmio sui costi dovuto a una manipolazione, preparazione e conservazione più efficienti. Ma anche grazie a un approvvigionamento più calibrato, senza sprechi e costi aggiuntivi di smaltimento. Con una conseguente riduzione delle emissioni di metano dalle discariche e una migliore gestione dell’energia e delle risorse.
Circular Food: innovazione & upcycling contro il food waste
Da queste premesse e con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare nasce Circular Food, una start up innovativa nata in Italia che ha come obiettivo la trasformazione di materie prime destinate ad essere scartate in prodotti alimentari sani e gustosi.
Circular Food è depositaria di una tecnologia brevettata che consente di recuperare e trasformare i prodotti di risulta delle lavorazioni di distillati e fermentati (whisky, gin, salsa di soia, vodka, etc…) in farine di ottima qualità, abbattendo i tempi di lavorazione e il consumo di energie.
Il primo marchio lanciato da Circular Food è Ley – Farina di birra, una farina ricchissima di fibre (52%) e di proteine (20%) ottenuta attraverso il recupero della trebbia di birra (lo scarto di produzione dei birrifici) e che rappresenta la base per diversi prodotti, dalla pasta agli snack fino ai cracker.