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Sostenibilità e industria alimentare: come combattere lo spreco alimentare

 

Upcycling: la scelta sostenibile per ridurre lo spreco alimentare

I dati della FAO parlano chiaro: circa 1/3 del cibo prodotto per il consumo umano viene perduto o sprecato ogni anno. Un dato reso ancora più allarmante dal fatto che il 14% della produzione alimentare mondiale si “perde” a monte, ovvero tra le fasi della filiera tra la raccolta della materia prima e la vendita al dettaglio.

Per quanto riguarda lo spreco alimentare in Italia le cose non vanno meglio. Il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea ha recentemente calcolato che il “Bel Paese” sprecherebbe ben 270 tonnellate di cibo all’anno. Una tendenza confermata anche dal Waste Watcher International Observatory, che rileva uno spreco di cibo stimato in 529 grammi settimanali pro capite.

Quindi, cosa possiamo fare per come combattere lo spreco alimentare?

In risposta a questo problema negli ultimi anni si è diffusa una nuova filosofia produttiva alimentare: l’upcycling, che utilizza ingredienti alimentari “riciclati”, ovvero provenienti dagli scarti produttivi di altre realtà o processi, impiegandoli nella creazione di nuovi prodotti.

Grazie a questa forma di “riciclo”, o reimpiego migliorativo, è possibile infatti valorizzare gli scarti della produzione alimentare classica, recuperando materie prime, ingredienti o risorse (che altrimenti andrebbero perse nella filiera alimentare) per creare prodotti nutrienti e di alta qualità.

L’upcycling degli alimenti risulta competitivo anche dal punto di vista economico, perché è la prima soluzione basata su prodotti di consumo, il che la rende altamente scalabile ed economicamente sostenibile. Grazie all’upcycling, parti o scarti che altrimenti non sarebbero riservati al consumo umano, vengono reinseriti nella catena produttiva, ovviando agli sprechi (anche economici) e creando un impatto positivo sulle risorse e sull’ambiente.

Consapevolezza e sostenibilità: ognuno può fare la sua parte

Mai come in questo momento i consumatori sono chiamati a fare una scelta in grado di determinare abitudini e metodi produttivi più sostenibili. Etica e sostenibilità sono oggi valori sempre più richiesti alle aziende da consumatori sempre più consapevoli delle loro scelte e dell’impatto ambientale che esse hanno sull’economia di domani.

Scegliere l’upcycled food significa dunque rafforzare una tendenza positiva che fa del recupero e del rispetto delle risorse del pianeta un punto di forza, valorizzando il controllo di filiera e proponendo prodotti di alta qualità, sostenibili in ogni aspetto.

Il caso Ley: dalla trebbia alla farina di birra

Ispirata ai principi dell’upcycled food, la startup tutta italiana Circular Food ha scelto di dare il proprio contributo per evitare sprechi, creando alimenti da upcycling che puntano su una filiera controllata, packaging ecosostenibili, tecnologie avanzate e prodotti buoni e sani.

La Farina di birra Ley (marchio di Circular Food) è infatti ottenuta dalla trebbia di scarto generata dalla produzione dei birrifici e solitamente trattata come rifiuto organico o mangime.
Grazie a un innovativo processo brevettato, Circular Food è oggi in grado di recuperare e valorizzare questo scarto, creando una farina di birra salutare e dall’alto contenuto di fibre (52%) con ottime proprietà organolettiche, tanto da essere impiegata con successo nella produzione di pasta, snack e prodotti da forno.

La farina e tutti i prodotti Ley sono rispettosi dell’ambiente, nati da un approccio circolare e reso ancora più sostenibile dall’impiego di impianti tecnologicamente innovativi in grado di abbattere i consumi e i tempi di produzione ed esaltare le qualità organolettiche del prodotto, mantenendo inalterati i valori nutrizionali.